Autore: Trooper
Genere: Horror
Rating: giallo
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Hai il coraggio osservando lo specchio di affermare che non sei malvagio?
Hai il coraggio osservando nei tuoi stessi occhi di affermare che l'oscurità galoppante dentro di te sia solo il riflesso delle tue buone azioni?
Beh, io no. Ma chi è più malvagio? Io che lo riconosco o tu che lo neghi?
Sai col senno di poi è facile parlare, dopo aver vissuto abbastanza da abbandonare ogni piccola ancora di salvezza ti lasci cadere in un vuoto che man mano diventa più scuro, più caldo e per quanto ci provi a negarlo: piacevole. Un sorso di ambrosia si diceva, un solo sorso e tutti noi saremmo diventati succubi di ciò che gli dei hanno da sempre usato come cibo. Ecco cos'è la malvagità, figlia della paura di una presa di coscienza tanto bramata quanto maledettamente rinnegata. Un ossimoro di sensazioni, ma su abbi il coraggio di negare che in fin dei conti tu non sia malvagio come me. Cambierai idea, la malvagità è in tutti noi.
Lascia che ti racconti una storia, una piccola favola in modo da renderti più chiaro di cosa io stia parlando. Come per William Wilson che venne condotto dalla sua innaturale immaginazione e dal suo straordinario genio verso l'estraniazione: anch'io ero strano.
Perlomeno ero diverso.
A Bay City non è facile crescere, non è facile farsi largo fra quello schifo del primo livello. Se nasci ricco vivrai, se nasci povero allora potrai solo guadagnarti il diritto di sopravvivere e giuro; giuro sul sangue che ormai ho mischiato alla pioggia: io ci ho provato. Ci ho provato...
Ci ho provato?
Quando ero solo un bambino non riuscivo a provare piacere nel semplice divertimento di un ragazzotto del primo livello, non riuscivo a trovare soddisfazione rubando, non cercavo la pace interiore picchiando gli altri ragazzi e di certo non ero il tipo che si sarebbe messo un pezzo di latta sul petto improvvisandosi sceriffo fra i ragazzi. No. Non riuscivo, spesso li osservavo in disparte. Osservavo i primi amori, le prime lotte, la cattiveria ingenua di cui l'infanzia è pregna e soprattutto la crescita dei miei coetanei la loro evoluzione mentre io stesso, io stesso mi negavo quella possibilità perché non era fatta per me. Non li capivo, non gli appartenevo e più loro erano vicini a me più io sentivo il deside...
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